– Il profeta Maometto dice che non si deve ricorrere al male per contrastare il male, ma non è forse vero che la vendetta è un diritto?
– Ad esempio, se un nostro amico si prende gioco di noi, ci rompe la penna o ci dà un pugno, non finiamo per metterci nei guai se non gli diamo una lezione?
– Non finiremo per fare la parte degli ingenui, per così dire?
– Se non li uccidiamo noi, torneranno a uccidere.
Caro fratello/cara sorella,
Prima di tutto, vorrei sottolineare che:
“Z
Non si può combattere il male con il male.
La trasmissione dell’hadith è stata oggetto di discussione. Ci sono coloro che lo definiscono debole, ma anche coloro che lo considerano sahih (autentico) o hasen (buono). Ad esempio;
– Il giudice ha riportato questo hadit e
“che questo fosse conforme alle condizioni di Muslim”
Lo ha affermato. Anche Zehebi lo ha confermato.
(cfr. Hākim, al-Mustadrak, 2/66)
– Anche Heysemi, riguardo a questa trasmissione dell’hadith, dice:
“Nella catena di trasmissione compare Ibn Ishaq. Questa persona è un falsificatore, ma è affidabile.”
con questa affermazione ha indicato che la narrazione è almeno “buona”.
(cfr. Mecmau’z-Zevaid, 4/110/h. n. 6536)
Anche Imam Nawawi ha riportato questo hadith, tramandato da Ibn Majah e Daretqni.
“hasen”
ha dichiarato.
(cfr. Nevevi, al-Arbaine’n-Neveviye, spiegazione dell’hadith n. 32)
Da queste e simili dichiarazioni si evince che questa narrazione dell’hadith,
è valido o è valido/è buono, cioè non è debole.
– La nostra religione comanda che nessuno faccia del male a nessuno. Se qualcuno, nonostante questo divieto, commette un torto,
Chi ha subito un torto non dovrebbe ricorrere a un torto reciproco per vendicarsi.
Nel hadith
“Non si risponde al male con il male.”
La frase esprime questo concetto.
Münâvî, commentando questo hadith,
la necessità che chi ha subito un torto non ricambi il torto, ma perdoni.
indica.
Gli studiosi citano nell’hadith
d’arar
nella parola
partecipazione
cioè,
all’esistenza di un significato di reciprocità nel danneggiarsi a vicenda
attirano l’attenzione. Una volta che questo è stato vietato,
Chi subisce un torto non deve arrecare danno all’altro pensando che sia lecito vendicarsi.
Quello che spetta a lui/lei
è un perdono, ma se non perdona, farà risarcire il danno con mezzi leciti.
Recuperare il proprio diritto tramite un risarcimento non costituisce un danno per l’altra parte.
(cfr. Münavi, Feyzu’l-kadir, 6/431)
– Ci sono anche studiosi che interpretano questo hadith in questo modo:
Come riportato nell’Hadith
“Darar = Zarar”
con cui si intende,
Nelle sentenze, nelle pene e nelle sanzioni previste dall’Islam, come la vendetta, non c’è mai alcun danno.
è quello di sottolineare. Il participio passivo del verbo müfaale è…
“Dırar”
la parola, invece,
è quando le persone tentano di danneggiarsi reciprocamente.
Pertanto, questo divieto presente nell’hadith non comprende, ovviamente, disposizioni come la vendetta (qisas) presenti nell’Islam. Infatti,
La pena di ricorso alla vendetta è una regola che garantisce la vita.
Perché chi sa di essere destinato a morire non uccide gli altri.
“Nella vendetta c’è la vita per voi.”
(Al-Baqara, 2/179)
Questa verità è sottolineata nel versetto che segue.
Nel hadith
“danno reciproco”
invece, ciò che Dio non ha comandato, anzi ha proibito,
È un’ingiustizia compiuta senza regole, in modo arbitrario, capriccioso e dettato da un desiderio egoistico.
Ad esempio;
Nell’Islam esiste il diritto di vendetta, ma non esiste la vendetta di sangue.
Perché
vendetta,
è una sanzione riservata esclusivamente al colpevole.
Vendetta di sangue
mentre l’altro è una legge crudele e senza regole che, oltre al colpevole, prende di mira anche i suoi parenti. L’uno realizza la giustizia, l’altro genera anarchia e discordia.
– Un punto importante da sottolineare a riguardo è il seguente:
Proprio come è proibito danneggiare ingiustamente qualcuno, è altrettanto proibito, per chi vuole riperdere il torto subito, arrecare un danno maggiore di quello ricevuto.
“
Se dovete punire, punite con la stessa misura con cui siete stati puniti. Ma se siete pazienti, sappiate che questo è meglio per i pazienti.
(Nahl, 16/126)
“
La ricompensa del male è un male equivalente. Ma chi perdona e sceglie la via della pace, la sua ricompensa è presso Allah. E Lui non ama i malvagi.
(Al-Shura, 42/40)
nei versetti che seguono
“la necessità che la pena sia proporzionata al reato”
Dopo averli indicati, si è sottolineato che coloro che hanno avuto la pazienza di rinunciare ai propri diritti e che hanno perdonato e offerto perdono sono più virtuosi.
(cfr. Abdullah b. Salih el-Muhsin, Şerhu’l-arbaine’n-Neveviye, 1/63-64)
Da questo si evince che le affermazioni contenute nell’hadit non sono in contrasto con il principio della vendetta (qisas) presente nel Corano.
Con saluti e preghiere…
L’Islam attraverso le domande