Mio fratello maggiore, essendo lui il proprietario del terreno, non ci riconosce la nostra quota ereditaria. Qual è la sua responsabilità?

Dettagli della domanda
Risposta

Caro fratello/cara sorella,

Non importa a chi sia intestato il titolo di proprietà. Il proprietario può far intestare il titolo a qualcun altro per diversi motivi.

Se il proprietario del terreno e/o dell’edificio era vostro padre, dopo la sua morte avete diritto alla vostra quota. Se vostro padre vi ha concesso l’uso del terreno/edificio a condizione (ad esempio, dicendovi di dare una quota anche a loro se lo vendete), allora dovete rispettare tali condizioni.

Dopo questa breve premessa, passiamo ai dettagli dell’argomento:

In assenza di documenti ufficiali, la sola affermazione che il padre abbia donato un bene a uno dei figli durante la sua vita non è sufficiente. È necessario dimostrarlo con testimoni o che gli eredi accettino tale affermazione di propria volontà. Se non ci sono testimoni o gli eredi non accettano la donazione per mancanza di testimoni, gli eredi giurano di non essere a conoscenza di tale donazione. Dopo il giuramento, tutti gli eredi, in base al diritto successorio, diventano proprietari delle loro quote.

Di seguito alcuni esempi di fatwa sull’argomento:

Sì, l’intero patrimonio della madre defunta viene suddiviso tra gli eredi secondo le proporzioni previste dalla legge islamica. Non si può emettere una sentenza a favore di chi rivendica una donazione, a meno che non dimostri la sua affermazione con le dovute procedure legali. (el-Fetava’l-Mehdiyye, 5/96)

Altrimenti, gli eredi devono giurare di non esserne a conoscenza. (Buğyetu’l-Musterşidin, p. 367)

La donazione da parte del padre al figlio non si considera avvenuta solo con la registrazione del titolo di proprietà, a meno che non sia provata da testimoni o accettata dagli altri eredi. Infatti, è necessario dimostrare che il padre ha donato la proprietà al figlio.

Ad esempio, secondo la scuola di pensiero Hanafi, se qualcuno pianta un vigneto per suo figlio e dice “Lo dono a mio figlio”, si tratta di una donazione. Se invece dice “L’ho piantato a nome di mio figlio”, non si tratta di una donazione. (Reddu’l-Muhtar, 5/689)

Secondo la scuola di pensiero di Shafi’i, invece, la sola scrittura non costituisce una prova religiosa in tutti i contratti, le dichiarazioni e le costruzioni. È necessario che sia espressamente dichiarato che si tratta di una donazione. Se non è chiaro che si tratta di una donazione, gli eredi non sono tenuti ad agire di conseguenza. Infatti, è considerato nullo e non ha valore di prova religiosa. (Buğyetu’l-Musterşidin, p. 385)

D’altra parte, il fatto che il figlio in questione abbia effettuato delle migliorie a quella casa, e che abbia risieduto lì sia durante la vita del padre che dopo la sua morte, non implica che la casa gli sia stata donata. Infatti, se qualcuno dicesse a un altro di migliorare un terreno, e quest’ultimo lo facesse, ciò non significherebbe che il terreno gli sia stato donato. Allo stesso modo, se qualcuno desse al figlio una certa quantità di dinari, e il figlio li usasse per fare commercio e ottenere un profitto, dopo la morte del padre si verificherebbe se il padre li avesse dati in donazione: in tal caso tutto sarebbe donazione; se invece li avesse dati per fare commercio, tutto sarebbe eredità. (Düreru’l-Hukkam, 2/403)

Infine: se colui che rivendica la donazione non riesce a dimostrare la sua affermazione presentando testimoni, gli eredi giurano di non avere conoscenza della donazione della suddetta casa. (Buğyetu’l-Musterşidin, p. 122)

– Se il padre ha donato la casa al figlio, affinché la donazione sia valida, è necessario che ci siano testimoni giusti o che gli altri eredi considerino sufficiente tale affermazione. Altrimenti, la pretesa di donazione non viene accettata e tutti i beni vengono divisi tra gli eredi secondo le norme islamiche.

– A meno che non ci sia una dichiarazione da parte del donante che esprima la sua intenzione di trasferire la proprietà, la donazione non si perfeziona con la semplice registrazione del titolo di proprietà a nome del figlio in questione.

– Il fatto che il figlio abbia effettuato dei miglioramenti a questa casa e che ci abbia vissuto sia durante la vita del padre che dopo la sua morte non implica che la casa gli sia stata donata.

– Il donatario deve dimostrare che il padre gli ha donato la casa quando era ancora in vita e che l’ha ricevuta in conformità con le norme religiose; in tal caso la donazione è valida. In questo caso, gli altri eredi non avranno diritto a una quota.

– Se la persona che rivendica la donazione non riesce a dimostrare la sua affermazione presentando testimoni, gli eredi giurano di non avere conoscenza della donazione della casa in questione. Pertanto, la casa in questione fa parte dell’eredità e viene divisa tra gli eredi secondo le regole di divisione religiosa.


Con saluti e preghiere…

L’Islam attraverso le domande

Ultime Domande

Domanda Del Giorno