
– Sappiamo che ai bambini non vengono conteggiati i peccati, ma ai bambini che non hanno raggiunto la publegà vengono conteggiate le ricompense per le buone azioni che compiono?
– O forse le buone azioni non vengono registrate nel libro, proprio come i peccati?
Caro fratello/cara sorella,
Secondo l’Islam, uno dei prerequisiti per la responsabilità religiosa è il raggiungimento della pubertà.
Il Profeta Maometto (pace e benedizioni su di lui),
“Sono esenti da responsabilità tre categorie di persone: il bambino fino all’età della pubertà, il dormiente fino al suo risveglio e il malato di mente fino alla sua guarigione.”
(Buhari, Hudud 22)
invita.
Una persona non è considerata peccatrice agli occhi della religione per i peccati commessi durante l’infanzia, come il furto o il danneggiamento della proprietà altrui. In altre parole, non sarà ritenuta responsabile in futuro per questi motivi. Tuttavia, il danno arrecato alla proprietà da un bambino capace di discernimento (mümezziz) sarà risarcito dal suo tutore. Si tratta di un diritto violato. L’obbligo di adempiere a precetti religiosi come la preghiera (namaz) inizia con il raggiungimento della pubertà.
(all’età adolescenziale)
comincia con il raggiungimento.
Tuttavia
Le buone azioni compiute da un bambino iniziano prima della pubertà.
Come per altre abitudini positive, anche l’educazione religiosa, se iniziata fin dalla tenera età, permette di acquisire in modo più sano e profondo sia la pratica religiosa stessa che le abitudini positive che essa dovrebbe generare.
Nel Corano si sottolinea l’importanza di abituare i bambini alla preghiera e si indica che il capofamiglia dovrebbe essere un esempio in questo senso.
(cfr. Taha 20/132)
Poiché imparare a pregare non è un processo che avviene in breve tempo ed è importante che una persona acquisisca l’abitudine alla preghiera fin da piccolo, il Profeta Maometto (pace sia con lui) ha raccomandato di insegnare la preghiera ai bambini all’età di sette anni.
(cfr. Abu Dawud, Salat, 26)
In sintesi,
Sebbene sia auspicabile abituare i bambini che non hanno raggiunto la pubertà alle pratiche religiose, essi non sono obbligati a compierle e, pertanto, coloro che non le compiono non sono responsabili; coloro che invece le compiono ricevono la ricompensa, e questa ricompensa viene annotata sia nel loro registro delle azioni, sia in quello dei loro genitori.
Con saluti e preghiere…
L’Islam attraverso le domande