“Finché non saranno distrutte queste medresse, questi minareti / La mistica non potrà mai fiorire. Finché la fede non si trasforma in incredulità e l’incredulità in fede / Un servo di Dio non può essere un vero musulmano.” Cosa vuole dire Yunus Emre in questa poesia?

Risposta

Caro fratello/cara sorella,

Diciamolo chiaramente: ci sono centinaia di migliaia di studiosi dell’Islam che conoscono la religione islamica meglio di Yunus Emre.

Nell’Islam, nessuno deve dare ascolto a chiunque dica o faccia qualcosa che sia in contrasto con il Corano e la Sunna. Quando il Corano parla, tutti devono stare zitti.

Yunus Emre è stato un santo che ha praticato la fede con maggiore devozione rispetto ai suoi coetanei. Non ha mai abbandonato la preghiera né il digiuno.

Si sa che nel corso del tempo molti componimenti non attribuiti a Yunus Emre gli sono stati erroneamente attribuiti. Questo potrebbe essere uno di questi casi. Potrebbe essere stato scritto da un Bektashi e poi attribuito a lui.

Le parole dei mistici ruotano attorno a metafore, similitudini e figure retoriche. Per questo motivo, anche questa poesia potrebbe avere un significato che non conosciamo. Tuttavia, ecco la spiegazione di questa poesia:

In altre parole, finché una persona non elimina dalla propria interiorità i segni che alimentano l’orgoglio dell’ego, non può raggiungere una personalità completamente mistica.

In altre parole, una persona non può essere considerata un vero musulmano/persona che si è sottomessa a Dio finché non riconosce che, in termini di capacità, si trova alla stessa distanza di chi non crede, che il suo aver creduto non è merito suo, che molti infedeli sono più intelligenti e perspicaci di lui, che anche lui potrebbe sempre cadere nell’infedeltà a causa delle suggestioni del diavolo e della sua stessa natura, e quindi non può essere un vero musulmano finché non considera la sua fede un dono di Dio.

Se non fosse stato necessario osservare i comandamenti e i divieti di Dio, il Profeta Maometto (pace e benedizioni su di lui), che aveva un cuore più puro di quello degli angeli, e Ali (che Dio sia contento di lui), avrebbero avuto il diritto di abbandonare il culto prima di chiunque altro. Il fatto che questi due uomini, possedendo una purezza interiore ineguagliabile, abbiano servito Dio più di chiunque altro, rimanendo sempre entro i limiti dei comandamenti esteriori del Corano, dimostra che la pena per chi afferma il contrario è un’enorme calamità.

Infine, vorremmo pulire le orecchie anche con questa poesia del poeta:

Che Dio ci protegga da ogni preoccupazione errata che ci porterà vergogna e disonore nel Giorno del Giudizio. AMEN!


Con saluti e preghiere…

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