Caro fratello/cara sorella,
È una parola persiana e significa cose come: persona bella, persona attraente. Inoltre, metaforicamente, significa anche persona gentile, persona di buon cuore.
Pertanto, sono tenuti a credere in Dio, ad obbedire ai Suoi comandamenti e a compiere atti di adorazione. Questo è affermato nel Corano, in particolare nella Surah Al-Jinn e in altri versetti.
I ginn hanno ascoltato sia il messaggio del nostro Profeta che quello di Mosè e degli altri profeti, e alcuni hanno creduto, mentre altri hanno negato.
Un hadit riportato da Muslim afferma che “ogni persona ha un compagno tra gli angeli e i djinni”. (1) In un hadit narrato da Jabir, il nostro Profeta (pace e benedizioni su di lui) diceva:
ha detto. A questo punto i compagni chiesero: Il Profeta rispose:
ha ordinato. (2)
L’espressione che abbiamo riportato tra parentesi nel hadith rappresenta un altro significato preferito. Tuttavia, gli studiosi di hadith affermano che non è possibile che lo shaytan (demone) diventi musulmano, e che sarebbe più corretto usare il significato di “si è sottomesso, si è piegato”. (3) Considerare che si tratti di un djinn infedele risolve il problema. Infatti, i djinn infedeli sono chiamati shaytan.
I djinni sono esseri dotati di sessualità maschile e femminile, che contraggono matrimoni come gli umani, che si riproducono e moltiplicano come gli umani, che nascono, crescono e muoiono come gli umani. Tuttavia, la loro durata di vita è molto più lunga di quella umana. Si dice che i djinni possano vivere da 1000 a 1500 anni. Questo perché i djinni vivono in una dimensione temporale diversa, dove il flusso del tempo è diverso. Di conseguenza, è evidente che le informazioni che si affermano essere state ricevute tramite i djinni non sono conoscenze soprannaturali, ma conoscenze basate sull’esperienza e sull’età.
I demoni sono i giuomini tra i ginn, che comprendono credenti, ipocriti e infedeli. Anche i ginn sono sottoposti a prova in questo mondo e saranno giudicati nell’aldilà, andando poi in paradiso o in inferno. Come per gli umani, coloro che credono e compiono buone azioni andranno in paradiso; coloro che negano e diventano infedeli, e muoiono senza fede e pentimento, andranno in inferno e saranno puniti. Infatti, nel Corano si legge:
Poiché l’esistenza dei djinni è stabilita dal Corano e dalla Sunna, negarne l’esistenza è considerato un atto di blasfemia.
Molte cose che prima non si potevano individuare, oggi vengono provate scientificamente. Il fatto che gli umani non possano vederle non è una prova della loro non esistenza. Infatti, l’uomo non riesce a vedere non solo i djinni, ma anche molte altre cose. La capacità di vedere, sentire e comprendere dell’uomo è limitata. Considerando che, ad esempio, possiamo vedere solo cinque decimi di un milione di esseri, e che crediamo in molte cose che non vediamo, il fatto che i djinni non siano visibili non significa che non esistano.
Si comprende che i luoghi in cui i djinni abitano e si stabiliscono sono generalmente posti sporchi, come le discariche. Infatti, il Profeta Maometto (pace sia con lui) ha affermato che i rifiuti lasciati in casa sarebbero diventati luoghi di ritrovo per i djinni (4). Alcuni studiosi hanno espresso il parere che il Profeta Maometto, sottolineando l’importanza della pulizia nell’Islam, abbia richiamato l’attenzione anche sui microbi invisibili, che, come i djinni invisibili, possono moltiplicarsi rapidamente e causare diverse malattie. Infatti, alcuni hanno affermato che in alcuni hadit il concetto di djinn si riferisce ai microbi. Inoltre, si nota che nell’epoca dei Compagni e dei Tabi’in esisteva la credenza che i djinni abitassero nelle buche. A riguardo, un hadit recita:
Abdullah ibn Sercis (ra) narra: Fu chiesto a Katade, tra i maggiori esponenti della teologia islamica, il motivo dell’esistenza degli insetti sulla Terra. Egli rispose: (5)
1) Muslim, Al-Munafeqin, 69.
2) Tirmizi, Rada, 17/1172; AH Müsned, III, 309; Darimi, Sünen, II, 320, Rikak, 66.
3) Tirmizi, Rada, 17/1172; İ. Cevzi, Telbisü İblis, p. 34.
4) Abdurrezzak, Musannaf, XI, 32.
5) Abu Dawud, Taharat, 16, (29).
Con saluti e preghiere…
L’Islam attraverso le domande