Come si svolse la spedizione di Sevik, che si concluse con un ritiro senza battaglia?

Risposta

Caro fratello/cara sorella,


Il 5o giorno di Dhul-Hijjah dell’anno 2 dell’egira, domenica.

L’esilio di 700 ebrei della tribù di Kaynukaoğulları da Medina aveva portato un grande sollievo alla città. Questa azione del Profeta (pace su di lui) fu un evento di grande importanza per lo sviluppo dell’Islam. Se questi ebrei, che costituivano una rete di corruzione, fossero rimasti a Medina, il centro dell’Islam, senza dubbio avrebbero escogitato molti piani perfidi contro i musulmani. Il loro esilio aveva tolto loro questa opportunità.


All’interno della città regnava un silenzio e una pace assoluti. Tuttavia, la sicurezza esterna non era delle migliori.

I politeisti di Quraysh non avevano dimenticato, e non volevano dimenticare, il grave dolore della sconfitta di Badr. Infatti, con la morte di molti tra i più importanti esponenti di Quraysh, Abu Sufyan si era ritrovato a considerare se stesso quasi come il capo dei politeisti di Quraysh e aveva agito per vendicare la sconfitta di Badr. Aveva giurato di non avvicinarsi alle donne, di non usare profumi e di non lavarsi finché non avesse preso la rivincita sul Profeta (pace su di lui) e sui musulmani.

(Tabakat, II/30)

Per adempiere a questo giuramento, Abu Sufyan si avvicinò a Medina con una cavalleria di 200 uomini. In realtà, sapeva benissimo che con una forza così ridotta non avrebbe potuto affrontare i musulmani. Era venuto solo per mantenere la promessa, per non sembrare un traditore. Di notte, si recò dal capo della tribù ebraica Banu Nadir, che ancora risiedeva a Medina, e ottenne da lui molte informazioni segrete sui musulmani.


Successivamente, le forze politeiste penetrarono fino a Urayz, a circa tre miglia da Medina, dove incendiarono un fitto palmeto e due case, uccidendo anche un lavoratore indefeso dell’Ansar che era impegnato nei suoi campi. (Ibn Hisham, Sīra, 3:48; Ibn Sa’d, Tabakāt, 2:30)

Abu Sufyan, convinto di aver mantenuto la parola, si allontanò rapidamente da quel luogo con i suoi compagni, temendo di essere inseguito e catturato, e si diresse verso Mecca.

Il Profeta ricevette la notizia dell’assalto. Partì all’inseguimento dei politeisti aggressori con duecento uomini tra gli Ansar e i Muhàdjerin. Non incontrò nessuno. Apprese che i politeisti erano fuggiti rapidamente. I politeisti, mentre fuggivano, portavano con sé del cibo…

“sevik”

detto/chiamato

“farina di grano tostato”

Avevano abbandonato le borse lungo la strada perché, insieme al peso, ostacolavano la loro rapida fuga. I mujahideen raccolsero queste borse di gaza. Da qui il nome.

(Ibn Hisham, Sīra, 3:48; Ibn Sa’d, Tabakāt, 2:30).


Con saluti e preghiere…

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