
– Esiste un hadit o una frase attribuita ad Aisha che dica: “Chi fugge dalla peste è come chi fugge dalla guerra”?
Caro fratello/cara sorella,
Ecco come recita la narrazione attribuita alla compagna del Profumo, Aisha:
“Chi fugge dalla peste è come chi fugge dalla guerra. Chi invece rimane paziente nel luogo dove si diffonde la peste è come un combattente che lotta per la causa di Dio.”
(Feyzü’l-kadir, 4/288; Heysemi, Mecmeu’z-zevaid, 2/315)
Nureddin Heysemi sottolinea la validità di questa narrazione, affermando che la sua catena di trasmissione è buona (hasen).
(Mecmeu’z-zevaid, mese)
Il modo in cui si deve interpretare questa affermazione è chiaramente indicato nel seguente racconto di un hadith, riportato da Aisha, moglie del Profeta (pace e benedizioni su di lui):
“La peste era una forma di castigo con cui Dio puniva chi voleva. Dio la rese una misericordia per i credenti. Pertanto, un servo affetto dalla peste, se persevera nella sua residenza, pazientemente sopportando ciò che gli accade e aspettando la ricompensa da Dio, sapendo che solo ciò che Dio ha decretato gli accadrà, riceverà la ricompensa di un martire.”
(Bukhari, Medicina 31; vedi Bukhari, Profeti 54; Destino 15; Muslim, Saluti 92-95)
Peste (tifo)
È una malattia contagiosa che provoca un’elevata mortalità di massa. La sua comparsa inaspettata in una determinata area e il suo elevato tasso di mortalità hanno portato a definirla una piaga.
Questo hadith non indica che i musulmani non contrarranno questa malattia, ma piuttosto che questa malattia sarà per loro un mezzo di misericordia, e che questa misericordia si manifesterà come la ricompensa di un martire per coloro che ne rispettano le condizioni.
Questi requisiti sono elencati di seguito:
Persona colta in flagrante;
Sarà paziente e attenderà la ricompensa da Allah, non si allontanerà da dove si trova, saprà che solo ciò che Allah ha destinato accadrà a lui e lo accetterà.
Sopportare la malattia e aspettare la ricompensa da Dio non significa non cercare una cura. Si cercherà una soluzione sia in base alle proprie possibilità che a quelle della scienza medica.
Ma così come in passato la medicina non aveva i mezzi per combattere la peste, così oggi potrebbero mancare le risorse a un individuo o alla popolazione della zona colpita. In una situazione del genere, ciò che bisogna fare è aspettare la ricompensa da Dio senza ribellarsi, e sottomettersi a Lui. In sostanza, questo è un atteggiamento richiesto e atteso da ogni musulmano, in ogni tempo e in ogni circostanza.
È importante che la persona malata non si allontani dal luogo in cui si trova, al fine di evitare che la malattia si diffonda ad altre zone.
Ecco questo hadith.
quarantena
ha voluto che fosse proprio i fedeli a mettere in pratica le sue istruzioni.
Prendere provvedimenti così seri su una questione di pubblico interesse è una caratteristica dell’Islam, e lo è da quindici secoli.
Come indicato anche in altri hadit riguardanti l’argomento, l’ingresso e l’uscita dalla zona colpita dalla peste sono proibiti. Si tratta di una quarantena completa.
Affermare che si è sicuri di non contrarre la malattia anche se si entra in una zona dove è presente, è come pensare che si contrarrà sicuramente la malattia solo perché ci si trova in quel luogo; in entrambi i casi, si finisce per non credere al volere di Dio.
Pertanto, il credente che muore a causa della peste, pur avendo questa convinzione e mettendo in pratica questi principi, sarà considerato un martire.
Infatti, il nostro Profeta (pace e benedizioni su di lui) diceva:
“Chi muore di peste è un martire.”
(Muslim, Imara 166);
“Il tifo è un martirio per ogni musulmano.”
(Bukhari, Jihad 30, Medicina 30)
ha ordinato.
Infatti, poiché il martire è colui che muore combattendo il nemico per proteggere i musulmani dal pericolo, anche colui che sopporta una malattia così contagiosa e implacabile e si sforza di evitare che si diffonda ad altri musulmani, ovvero colui che combatte per proteggere i musulmani da questa malattia, è considerato un martire. Poiché entrambi sono morti proteggendo i musulmani.
Ecco, la moglie del Profeta Maometto, Aisha:
“Chi fugge dalla peste è come chi fugge dalla guerra. Chi invece rimane paziente nel luogo dove si diffonde la peste è come un combattente che lotta per la causa di Dio.”
anche questa affermazione è un’ulteriore testimonianza della somiglianza in questo punto.
D’altra parte, in un’epoca in cui si diffondono notizie su alcuni malati di AIDS che ricorrono a metodi speciali per contagiare persone sane, si comprende appieno quanto questi e simili eventi abbiano un significato attuale, morale e umano.
Di conseguenza:
– L’hadit sottolinea che la pazienza è necessaria anche nelle situazioni più disperate e che il suo risultato è straordinariamente grande e appagante.
–
Pazienza,
È il più grande rifugio e l’arma più potente per un musulmano per proteggere la sua fede.
Con saluti e preghiere…
L’Islam attraverso le domande